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s  t  o  r  i  a
 
La storia di Favale di Malvaro è la storia di una Comunità, di una Comunità con la “C” maiuscola in quanto forte ed unita anche perché ancorata a principi semplici ed essenziali : la fede, manifestata specialmente in onore della Madonna del Rosario patrona della Chiesa parrocchiale, e la partecipazione-condivisione di tutto il paese alle reciproche situazioni di sofferenza e di gioia.
Storia archeologica     da "Monaci, milites e coloni"  Deferrari editore  di  Osvaldo Garbarino     per gentile concessione dell'Autore
 
Nei secoli XI e XII il territorio di Favale appartenne al Feudo della famiglia Fieschi, fu poi compreso nella giurisdizione di Rapallo, e passò nel 1229 alla Repubblica di Genova. La Chiesa di S.Vincenzo di Fontebono, attuale chiesa parrocchiale, viene già nominata  nel 1190.
I numerosi collegamenti a mulattiera tra le varie popolate frazioni sono stati tramandati sino ai nostri giorni da 4 ponti, ancora ben conservati, di origine medioevale: uno nel centro del paese che attraversa a schiena d’asino il ruscello Castello, uno che attraversa il ruscello Arena lungo il percorso verso le detta frazione, uno nella zona dell’attuale  “tiro a volo” che attraversa il Rio Mulinello, ed un altro nella frazione Ortigaro.
Durante il XVI e sino alla fine del XVII secolo il territorio di  Fontebono (che prese poi la dizione di Favale)  si divise in gruppi di famiglie denominate “parentelle”, non necessariamente legati da vincoli di sangue,  che in carenza dell’Autorità preposta (il Capitaneato di Rapallo)  esercitavano direttamente il diritto alla giustizia sia contro i soprusi del confinante feudo imperiale di Santo Stefano d’Aveto sia contro i rispettivi avversari politici (favorevoli o contrari alla famiglia Fieschi).  La Giustizia obiettiva e non faziosa fu riportata da una ritrovato senso della Comunità che,  con la buona  volontà di tutti,  riportò la pace sul territorio.
       
Negli Annali del Giustiniani  viene sottolineata l’esistenza della “fontana da canà” – a 3 vasche situata tra Montà e Castello -  con origini anteriori al 1535 – a cui ci si riferisce nelle espressioni Fontis  bonae  da cui discesero i toponimi Fontebono e Fontanabuona.
Nel 1572 fu costruita,  nella frazione di Priagna, una piccola chiesetta votiva dedicata a San Rocco in ringraziamento degli scampati pericoli  delle pestilenze susseguitesi in quegli anni. La chiesetta nel tempo, ristrutturata in abitazione, ma fu ricostruita una cappella votiva dedicata al Santo che la Comunità onora annualmente con una celebrazione ed una festa nel mese di agosto.

Nel 1607  fu inaugurata la nuova Chiesa parrocchiale dedicata a S.Vincenzo (divenne Prevostura nel 1824 e Arcipretura nel 1890) e nel 1616  fu terminato il campanile, alto m.34  e dotato di 5 campane, costruiti con i soli sacrifici di tutta la Comunità in segno della loro Fede.
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Terminato il periodo delle lotte civili ed intestine ne iniziò  uno  totalmente nuovo in cui gli abitanti di Favale concentrarono tutte le loro energie  nel lavoro per mantenere i sempre più numerosi componenti delle loro famiglie.
In un’area geografica così particolare, stretta tra aspre montagne senza città vicine su cui gravitare, trovare la possibilità di sfamare tante persone non era così semplice, ma le soluzioni vennero trovate dalla versatile popolazione, certo non priva di ingegno.
     
La forza perenne  dei corsi d’acqua che attraversano il territorio permisero la creazione di ben 9 mulini, e   la forza fisica e l’orgoglioso impegno nel voler raggiungere gli obiettivi postisi permisero di dare sviluppo ad una fitta rete commerciale.
Dalla Pianura Padana attraverso la Val Trebbia arrivava a dorso di mulo (a volte a spalla)  il grano da macinare  e da lì ripartiva farina per la Riviera e per Genova ed ancor oggi rimangonono le vestigia delle tante mulattiere costruite in modo impeccabile. Era la Via del Pane.
Tantissimi erano i prodotti che venivano acquisiti e scambiati nella Val Trebbia, nella Val d’Aveto e nella Val Fontanabuona grazie alla tenacia degli abitanti di Favale che percorrevano le vallate comprando e vendendo.  Il “Paese”  venne trasformato  in quello che potrebbe essere un moderno centro commerciale integrato, dove a 7  negozi nei quali  si poteva comprare qualsiasi tipo di mercanzia, anche con il sistema del baratto o a credito (cosa del tutto inusuale per quei tempi), si affiancavano molti artigiani  che producevano beni e servizi di prima utilità (calzolai, barbieri, parrucchieri, cestai, ….)  e  numerosi centri di ritrovo e ristoro (osterie ed alberghi) che allietavano l’uscita dai rispettivi borghi di chi, dalle vallate vicine, decideva di venire a fare acquisti.
Sotto il regno sabaudo sardo/piemontese Favale divenne Comune nel 1815, nel  1827 venne inaugurato l’Oratorio parrocchiale e nel 1833,  grazie al lascito del cappuccino Padre Raffaele Angelo Castaldi, divenne possibile  l’istruzione gratuita sino alla terza elementare.
La Comunità di Favale tra il 1848 e la fine del secolo si trovò ad affrontare il problema di confermare, con le preghiere e con i fatti,  la propria fede cattolica o abiurare a vantaggio della chiesa Valdese di cui si fecero seguaci i Cereghino (soprannominati “Scialin”)  abitanti della frazione Castello, girovaghi e cantastorie che nelle loro migrazioni   l’avevano conosciuta ed abbracciata.  La Comunità Valdese  eresse una Chiesa (recentemente restaurata e trasformata in abitazione privata),  istituì  una sua scuola e costruì un suo cimitero, tuttora esistente anche se in abbandono.
      
Il 05 giugno 1853,  al termine di una Missione dei Padri Cappuccini a ciò finalizzata,  la Comunità cattolica proclamò, con regolare atto notarile, la Madonna del Rosario Patrona di Favale  e da quell’anno gli abitanti La onorano con feste che culminano ogni lunedì successivo alla prima domenica di ottobre.
Dal 1863 la duplice denominazione di Favale di Malvaro  (Malaurus = malus rius = che offre sicura protezione alla popolazione contro eventuali invasori)  contraddistingue il territorio comunale. 
Dalla metà del XIX° secolo, nonostante nel 1892, fosse stata costruita il tracciato carrabile  che la univa a Monleone,  la situazione pian piano incominciò a cambiare e la popolazione iniziò ad emigrare verso l’America del nord (normalmente in California) o del sud (con preferenza verso il Perù) sia per migliorare le condizioni economiche che stavano diventando sempre più difficili e precarie sia, perché no, per fare fortuna.
Moltissimi furono i Favalesi che lasciarono la loro terra (in alcuni anni si arrivò al 50% dell’intera popolazione)  onorandola all’estero con la loro moralità ed il loro lavoro, approdando alcuni anche a notevoli successi personali.
Il più illustre esempio fu Amedeo Pietro Giannini, fondatore della Banca d’America e d’Italia che divenne a quell’epoca uno degli istituti di credito più potenti del mondo;  grazie alla sua intraprendenza e capacità seppe sfruttare, rimanendo comunque saldo ai nativi principi morali, il disastro economico provocato dal terremoto di San Francisco nel 1906  sia per offrire finanziamenti  a chi avesse “buona volontà di lavorare”, anche se non poteva concedere garanzie, sia per concedere interessi anche sui piccoli depositi (operazioni assolutamente controcorrente per l’epoca). La sua casa paterna è stata ristrutturata nel 1983 ed è diventata sede del Museo dell’emigrante.     Altro fulgido esempio di genio e di tenacia fu Cesare Pezzolo, fisarmonicista che conquistò, insieme ai suoi fratelli,  la California con la musica popolare italiana, incise dischi e creò una scuola per l’insegnamento della fisarmonica.  Nel 1962 gli fu dedicato il Ricreatorio Parrocchiale che dal 1990 è diventato sede dell’Associazione Culturale Cesare Pezzolo.   Nel setore delle calzaure, fino a creare una prestigiosa catena di negozi sul territorio californiano, si distense Edward Galletti  fondatore dell’Associazione Liguri nel Mondo.
 Lunga è la lista dei Favalesi che fecero fortuna in America.
 Dal 1955  l’ultima domenica di giugno è dedicata alla celebrazione della “Giornata dell’emigrante” e nel 1989 fu inaugurato il Monumento all’emigrante.
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Per 50 anni, dal 1880 al 1930,  Favale ebbe anche un proprio corpo bandistico che sottolineava l’importanza che la popolazione attribuiva sia alle feste religiose sia a quelle civili. 
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Del 1903 è l’artistico “Crocefisso processionale”  dietro al quale la Comunità tuttora si unisce durante le festività.
       
Testimone dei lavori mai facili in questo territorio, a Favale nel 1910 vennero poste in funzione le prime due teleferiche  della Val Fontanabuona  con le quali si iniziò a trasportare da una costa all’altra della montagna e da una zona all’altra dell’area comunale specialmente la legna ed il fieno.
Con il sistema delle teleferiche Favale era direttamente raggiunta sia da Barbagelata sia dal Monte Rondanara.  Ancor oggi troviamo delle  teleferiche funzionanti,  ma a motore, non più a manovella. 
A ricordo dei combattenti nella prima guerra mondiale  il 07/10/1924 venne inaugurato un artistico Monumento ai Caduti  al quale venne aggiunta una targa il 17/03/1985  a ricordo degli alleati caduti in Europa nella seconda guerra mondiale.
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Sul Monte Caucaso (mt. 1.250) – territorio del Comune di Favale e “tetto del mondo” dal quale si domina  dal mare all’arco alpino in uno scenario panoramico di impressionante respiro -  fu costruita nel 1940,  con i resti di una postazione militare utilizzata durante la seconda guerra mondiale,  una Cappella votiva.
 Le tre vallate del Trebbia, Aveto e Fontanabuona furono definitivamente collegate con l’inaugurazione nel  1967  della strada carrabile  che da Favale  arrivava al Passo della Scoglina.
Nel 1990 la Chiesa parrocchiale di S.Vincenzo, definita la più artistica della Fontanabuona, è stata restaurata e sono state anche  inserite  pregiate  vetrate donate dagli “Americani” emigrati, ma sempre rimasti legati alla terra di origine: Santa Francesca Cabrini (patrona degli emigranti) e Santa Rosa di Lima.

Il giorno 05 Giugno 2003 nel 150° anniversario della proclamazione di N.S. del ROSARIO a celeste Patrona del Comune di Favale di Malvaro, nell'anno del Rosario 2003, Mons. Alberto Maria Careggio Vescovo di Chiavari  ha elevato la Chiesa Arcipresbiteriale di S.Vincenzo di Fontebono  alla dignità  di SANTUARIO.
   
Il 29 Giugno 2003 durante la celebrazione della Giornata degli Italiani all'Estero (43° Edizione) é stata inaugurata la nuova struttura denominata "CASA dell'EMIGRANTE".
 
La popolazione di Favale di Malvaro ha sempre avuto e continua a conservare  notevoli capacità,  una volontà di ferro ed un cuore generoso  e le manifestazioni popolari che la Comunità  riesce ad  organizzare e ad offrire sia per festeggiare insieme  ricorrenze civili,  religiose o popolari (come quelle in onore degli emigranti o le sagre del vino bianco)   sia per  essere concreto segno di solidarietà  (come quelle a favore dell'Associazione Malati del Tigullio) ne danno ampia ed innegabile testimonianza.
La vita e la storia di Favale sono state descritte minuziosamente da Padre Celso da Favale, frate cappuccino, nel libro ”Il mio paese”  che,  nel cinquantesimo anno del suo apostolato,  ha voluto dedicare alla sua Favale  ed alla popolazione tutta.